Vita piena o pasticciata? - Relazioni decisive - Colossesi 3,18-4,1

Ho trovato utile una osservazione suggerita dal filosofo francese Paul Ricoeur (1913-2005). Nel descrivere le nostre relazioni interpersonali e sociali, Ricoeur parla di relazioni “corte” e relazioni “lunghe”. Quelle corte sono i legami vicini con persone prossime tramite condivisione di vita, contatto continuo, rapporti incarnati; quelle lunghe sono relazioni con soggetti lontani, digitali o con istituzioni impersonali. Per Ricoeur sono le relazioni “corte” quelle più significative e vere. Quelle lunghe possono essere costruite e ricostruite a piacimento, quelle corte rispecchiano meglio chi siamo.

 

Bene, in questa sezione Paolo parla di una serie di relazioni “corte”: marito e moglie, genitori e figli, datori di lavoro e collaboratori. Queste sono le relazioni corte in cui la pienezza di Cristo vuole manifestarsi. Possiamo dire di avere relazioni matrimoniali piene di Cristo? Relazioni famigliari piene di Cristo? Relazioni lavorative piene di Cristo? Ora, certamente possiamo fabbricare finte pienezze nelle relazioni lunghe (ad esempio sui profili social), possiamo raccontare di avere vite piene a chi è lontano, ma la vita famigliare e lavorativa sono il test, la prova del nove della pienezza della nostra vita. Sulle relazioni lunghe si può barare, su quelle corte no. Vuoi sapere se la tua vita è piena di Cristo o di altro? Chiedi a chi ti sta vicino. Lei o lui lo saprà meglio di chi ti sta lontano. Chiediamoci: come Cristo cambia le nostre relazioni, riempendole di Sé, di vita, di amore, di speranza, di fede?

 

1. In Cristo, relazioni piene
Gli studiosi ci dicono che istruzioni di Paolo su come comportarsi in famiglia e al lavoro esistevano anche nella cultura ellenistica. Erano chiamati “codici domestici”. Vero, i versi che Paolo scrive sembrano molto vicini a un codice domestico dell’epoca. Sembrano tali se letti in modo superficiale. A ben guardare, tuttavia, contengono un elemento sovversivo che ridefinisce ogni relazione. Questo elemento è Cristo, la relazione con Cristo. Questa è la relazione “corta” decisiva che impatta tutte le altre relazioni. Senza questa relazione con Cristo, la vita, per quanto colma di tante cose, non potrà mai essere piena.

 

Potrai avere i figli più bravi, i colleghi più simpatici, il partner più amorevole, ma senza Cristo, la vita non sarà piena. Oppure puoi avere figli problematici, un matrimonio in crisi, un lavoro in un ambiente tossico: Cristo è la tua sola speranza di ricevere una vita piena. Cristo vuole diventare la relazione corta più intima, più corta, così vicina da essere unito a te, a noi. Lui rimane il Signore che dobbiamo servire (v.24), ma essere suoi discepoli vuol dire essere uniti a Lui, non distanti. Se siamo uniti a Cristo, Lui sarà la Persona che nel matrimonio, in famiglia, al lavoro farà la differenza. Senza Cristo, le relazioni corte sono a rischio usura ed esposte al pericolo di diventare gabbie soffocanti. Uniti a Cristo, le relazioni corte saranno spazi di vita in cui vivere in modo pieno e trovare percorsi di guarigione nelle nostre crisi.

 

2. Per Cristo, relazioni rispettose
La vita piena in Cristo porta ordine nelle relazioni corte. Siamo tutti portatori dell’immagine di Dio, ma Dio stesso ha creato delle relazioni in cui ci sono ruoli diversi. Il nostro peccato ha deformato queste relazioni, facendole diventare abusive e distorte. Viverle in Cristo guarisce e rilancia tutte le relazioni corte, anche le tue. Ecco come.

 

“Mogli siate sottomesse, come si conviene nel Signore” (v.18). “Mariti amate le vostre mogli (v.19). Tra marito e moglie c’è pari dignità e corresponsabilità; ci sono anche distinzioni di ruoli e di sensibilità. In Cristo, si può vivere la sottomissione e l’amore tra coniugi, senza fare del matrimonio una costante competizione né una relazione in cui uno sfrutta l’altro. Per chi è sposato: Il tuo matrimonio è vissuto “come si conviene nel Signore”? Si respira l’aria dell’amore e del rispetto, del servizio e della cura?

 

“Figli, ubbidite ai vostri genitori perché è gradito al Signore” (v.20). “Padri, non irritate i vostri figli” (v.21). Questa è un’altra relazione corta delicata. Dio l’ha creata come luogo della trasmissione della vita, il peccato l’ha resa un campo di battaglia. “E’ gradito al Signore” che sia vissuta in modo rinnovato. Uniti a Cristo, in quanto figli possiamo ubbidire ai genitori se siamo ancora sotto la loro cura e onorarli sempre se siamo adulti. Uniti a Cristo, come genitori possiamo addolcire le nostre relazioni coi figli, mantenendo la nostra responsabilità regale e profetica, sempre unita a quella sacerdotale della vicinanza.

 

In Cristo, le relazioni corte di marito-moglie e di figli-genitori possono diventare vetrine di vita piena. Non idealizzata o fuori dalle complessità, ma relazioni in cui scorre la linfa della presenza di Cristo. Queste relazioni sono cantieri aperti dove Cristo vuole essere il Signore e il garante. Non chiudere il cantiere del tuo matrimonio e della tua famiglia: per fede, facciamo che Cristo regni sulle nostre relazioni corte e le renda luoghi di benedizioni per noi e per gli altri.

 

3. Sotto Cristo, relazioni servizievoli
C’è una terza relazione corta a cui la Parola di Dio si rivolge: quella tra servi e padroni; dunque, l’ambito lavorativo. Anche qui ricordiamo che tutti (datori di lavoro, impiegati) siamo creati all’immagine di Dio, pur avendo situazioni di vita e responsabilità diverse. Questa relazione, come le altre, era ed è fortemente impattata dal peccato. Paolo stesso usa termini che descrivono una relazione fortemente sbilanciata: “servi” e “padroni”. Anche oggi il lavoro è fatto di relazioni malsane, spesso abusive, fortemente sbilanciate.

 

Per quanto complicata sia, anche questa relazione può essere vissuta in Cristo. Il lavoro stesso, qualunque esso sia il tuo lavoro, va vissuto con Cristo e per Cristo, come modo di servire Cristo (v.24). Questa è la vera riforma del lavoro di cui abbiamo bisogno. Non tanto e non solo uno stipendio più alto o condizioni migliori, ma lavorare “di buon animo come per il Signore e non per gli uomini” (v.23). La ricompensa decisiva e che cambia la vita non è tanto l’aumento di stipendio o lo scatto di carriera, ma l’approvazione di Dio che ricompensa (v.24). In Cristo, possiamo anche lavorare senza avere piena giustizia, sapendo però che prima o poi Lui farà giustizia (v.25).

 

Per questo possiamo lavorare con semplicità di cuore, temendo il Signore (v.22). Quando lavoriamo non smettiamo di essere alla presenza di Dio, riconoscendo la Sua signoria e servendo la Sua causa. In Cristo e con Cristo, possiamo entrare in officina, in ufficio, in aula, in fabbrica, in ospedale, in ambulatorio, dove Dio ci ha chiamati e continuare a servire Cristo là. Il nostro lavoro quotidiano è “per il Signore” (v.23). Chi dà lavoro ad altri, sappia che deve trattare tutti in modo “giusto ed equo” (4,1) perché così il “Padrone del cielo” a cui tutti siamo sottoposti ci tratta e ci chiederà conto.

 

Quello a cui la Parola ci invita è rivitalizzare tutte le relazioni “corte” non con qualche piccolo suggerimento, ma innestando la nostra vita in Cristo e, uniti a Cristo, ricostruire le nostre relazioni coniugali, famigliari e lavorative. La relazione “corta” con Cristo è quella che preserva, guarisce e rilancia tutte le altre. Senza Cristo la vita sarà sempre vuota e sottosopra o piena di cose inutili. Sei unita a Cristo? Allora scopri cosa vuol dire vivere pienamente le relazioni più intime e quotidiane. Non sei unito a Cristo ancora? Oggi è il giorno in cui entrare in questa unione: confessa il tuo peccato e credi che Gesù è Signore e Salvatore. Allora, si apriranno le porte della vita piena.

 


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