Salmo 124 - Un’estate per ringraziare per la protezione
Oggi ricominciamo la nostra parentesi estiva nel libro dei Salmi. Siamo giunti al salmo 124. Il testo ci dice che l’autore è Re Davide ed appartiene ai canti dei pellegrinaggi o delle cosiddette ascensioni. Questi venivano cantati dal popolo mentre, tre volte l’anno, si dirigeva, per l’appunto in salita, verso Gerusalemme per le feste che il Signore aveva comandato in Deuteronomio (16,16).
Leggiamo il Salmo 124
Qualche giorno fa, dopo il lavoro, sono rientrato a casa ed ho trovato l’ingresso sorprendentemente più spazioso ed accogliente. Cosa c’era di diverso? È bastato poco per capire che mancava la mia bici. Senza rendermene conto l’avevo lasciata mezz’ora prima davanti al mio posto di lavoro. Già, rientrando a piedi, ascoltando musica o un interessante podcast dalle mie cuffie, mi ero completamente dimenticato di averla utilizzata qualche ora prima per arrivare li. Dopo un po’ di preoccupazione sul mio stato mentale, è stato rincuorante sapere che non sono l’unico a vivere queste esperienze. Vero? Quante volte sei tornato a casa e ti sei chiesto: dov’ero durante la guida? Quante volte hai aperto il frigorifero senza ricordare cosa stessi facendo in cucina? Quante volte hai fatto scelte quotidiane per automatismo o senza rendertene pienamente conto? Quante volte nel cammino della tua vita sei distratto?
Con questo Salmo, Davide impedisce che ciò accada. Il popolo che lo cantava mentre saliva a Gerusalemme aveva con esso l’occasione per svegliare le proprie menti e ringraziare il Signore per la sua protezione. Nello stesso modo anche noi oggi, come popolo di Dio in movimento, cogliamo questo salmo per poterci fermare dal ‘tran-tran’ e dagli automatismi delle nostre vite per ringraziare il Signore per la Sua protezione.
Vogliamo come chiesa farlo insieme vedendo nel testo tre indicazioni che il Signore ci lascia: fermati e riconosci, fermati e ringrazia, fermati per ripartire.
1. Fermati e riconosci (1-5)
Il popolo è chiamato a riconoscere ciò che fa la differenza: il favore del Signore (1). Se non fosse stato per Lui, il popolo sarebbe stato distrutto dai suoi nemici (2-3). Se non fosse stato per il Suo favore, le acque li avrebbero sommersi e l’anima sarebbe stata schiacciata dalle tempeste (4-5).
La minaccia dalla quale il Signore ha salvato il Suo popolo era tangibile e spaventosa. Lo vediamo nella storia della redenzione alla quale Davide fa certamente riferimento. Il Signore non ha mai abbandonato i Suoi figli, neanche nelle situazioni più disperate. Neanche quando tutto sembrava perso. Se non fosse stato per il Signore, le acque del mar Rosso sarebbero state la fine per il popolo in fuga (Esodo 13-14). Se non fosse stato per l’esercito del Signore, Giosuè non avrebbe vinto alcuna battaglia (Giosuè 5), non ci sarebbe stato alcun crollo delle mura di Gerico, Gedeone non avrebbe sconfitto i madianiti (Giudici 7) ed il Re Davide non avrebbe vinto alcuna battaglia. Nell’impossibile, Dio ha agito. Il Signore ha protetto il Suo popolo, mantenendo così il patto di salvezza in vista del Messia.
In Gesù Cristo la promessa di Dio si è fatta carne (2 Cor 1,20). Gesù Cristo, il Dio Figlio, è il favore di Dio per il Suo Popolo. Gesù sulla croce ci ha riconciliati con Dio Padre (Col 1,20), ci ha scampato dal peccato che ci teneva morti. Ci ha liberato dalle acque tempestose di una vita priva di senso donandoci la presenza dello Spirito Santo che lavora in noi, che ci cambia, che ci trasforma e che ci consola. Fermati ora è riconosci la protezione per la tua vita. Gesù ti ha chiamato e ti sta chiamando a ravvederti dal peccato ed a credere nella sua vita, morte e resurrezione. Esiste una protezione più grande? Non c’è nessun altro che possa liberarti dalla schiavitù del peccato e non c’è assicurazione che ci tuteli dall’ira di Dio per la menzogna. Non c’è alcun atto che possiamo fare per coprire il nostro stato di peccatori. Solo Cristo ha potuto provvedere una salvezza piena a chi ha posto la propria fede in Lui.
Se non fosse per il Signore Gesù Cristo, la nostra vita non avrebbe senso. Saremmo affogati dalla costante ricerca di creare noi la nostra sicurezza. Un lavoro più sicuro, una stabilità economica, una certezza per la nostra famiglia. Ma non basta mai. Seppur lecite, queste cose non sono sufficienti a placare il tuo cuore. Senza Cristo la nostra anima sarebbe schiacciata dai pensieri, dalle preoccupazioni e dall’incertezza, sfociando poi nell’ansia, nella paura e nella depressione. Siamo troppo fragili da noi stessi. Ma Gesù ha cambiato le regole del gioco. Ci ha portato alla vera vita e come chiesa e come suo popolo possiamo vivere vite fuori dalla paura, libere dall’incertezza e radicate nelle Sue promesse. Non sprecare la tua vita nell’ansia del domani. Se hai posto la tua fiducia in Cristo fermati e riconosci la sua protezione. Il domani di occuperà di sé stesso (Matt 6,34). Se ancora stai giocando con le regole del peccato fermati oggi e riconosci il bisogno del Salvatore.
2. Fermati e ringrazia (6-7)
La situazione del popolo era senza speranza. Erano come prede esposte ai denti del predatore, come uccelli già ingabbiati nelle trappole del cacciatore, e lì, il Signore ha portato la sua liberazione (6-7). Perciò, si dica bene, sia ringraziato, sia lodato, ovvero sia benedetto il Signore (6).
La salvezza portata dal Signore non è stata una semplice prevenzione dal pericolo, ma è stato un agire nel momento e nei modi in cui nessun altro avrebbe potuto farlo. Come una preda liberata dai denti del suo carnefice, come un uccello liberato dal laccio del cacciatore, così il popolo era stato salvato più volte dalla distruzione. Questa piena comprensione guida il Salmista ed ha sempre guidato il popolo al ringraziamento. In Esodo 15 dopo l’uscita dall’Egitto il popolo canta di ringraziamento al Signore attraverso le parole di Mosè e di Miriam. Canta Debora, ringraziando per la vittoria sugli oppressori (Giudici 5), canta Anna per il dono impossibile di un figlio da donare al Signore (1 Samuele 2) e canta Davide per le tante liberazioni dai nemici di Dio (2 Sam, Salmi). Il popolo si ferma e ringrazia per la protezione.
Gesù Cristo è stata la luce del mondo nel buio della disperazione (Giovanni 8,12). All’annuncio del Suo arrivo, Maria canta, celebra e ringrazia il Signore, per aver provveduto la salvezza attraverso l’incarnazione di Dio Figlio (Luca 1,46-55). La reazione ad una tale notizia, non può essere che il ringraziamento profondo. Il popolo d’Israele era chiamato a ricordare la protezione di Dio attraverso le feste per poter ringraziarlo, e così la chiesa oggi è chiamata a ricordare il grande abisso di morte dal quale il Signore Gesù Cristo ci ha strappati (Efesini 2,11-13). Gesù ha agito dove non c’era più nulla da fare e così agisce ancora oggi salvando dal peccato attraverso la fede. Eppure, il mondo continua a prendersi in giro. I social sono pieni di coach pronti a dare una direzione alla tua vita. Fuori da qui, ad oggi Roma è ricca di porte sante che puoi attraversare, di scale che puoi salire, di azioni che puoi fare in cerca di una salvezza. Ma sono soluzioni vane.
Solo Cristo è la vera Salvezza per il mondo e per la tua vita. Quando ci si trova davanti ad un punto di non ritorno le parole finiscono, le speranze si spengono, le porte si chiudono. Ma, la chiesa nel ringraziamento vive già oggi la consolazione della vittoria futura. Dio ha fatto un patto con i Suoi figli attraverso il Sangue di Cristo. Un’alleanza di protezione eterna che non può essere corrotta perché è garantita nei cieli (1 Pietro 1,5). La chiesa in questa relazione con il Salvatore gode già oggi delle sue benedizioni. Mentre l’incredulità suggerisce la fuga, il ringraziamento alimenta la fede. Quando il tuo bambino in grembo mostra dei difetti gravi, quando la malattia affligge la tua vita, quando la morte colpisce le persone a te a care, il Signore sta compiendo la sua perfetta opera di protezione e consolazione per la tua vita. Lo abbiamo visto con l’arrivo del piccolo Neemia, lo abbiamo sperimentato potentemente quando il Signore ha chiamato a sé la sorella Kyra. Quando tutto sembrava finito, lo Spirito Santo ha agito potentemente nella chiesa ed attraverso di essa. In chi confidi quando non c’è più speranza?
3. Fermati per ripartire (8)
L’aiuto è nel nome del Signore, Colui che ha fatto i cieli e la terra (8).
Nel viaggio verso Gerusalemme, nel canto a Dio, Davide non dimentica a chi ci si sta rivolgendo. Colui nel quale il popolo confida, non è semplicemente un amico o un modello da seguire ma il Dio tre volte Santo, il creatore di tutte le cose. Il Signore è il Dio amorevole che si prende cura del Suo popolo, ma è anche il Dio Santo che non può accettare l’iniquità. Come Mosè sarebbe morto vedendo la Gloria di Dio (Esodo 33), nessuno può resistere davanti alla sua persona. Il nostro peccato, la natura che abbiamo scelto in Adamo ci tiene distanti dal Signore. La nostra iniquità non può reggere davanti alla sua purezza.
“Ma Dio, che è ricco in misericordia”, ci dice Paolo in Efesini, “per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nel cielo in Cristo Gesù, per mostrare nei tempi futuri l'immensa ricchezza della sua grazia, mediante la bontà che egli ha avuta per noi in Cristo Gesù”.
In Gesù Cristo tutto cambia. Le nostre vite sono riscritte alla luce del Suo sacrificio. La mia vita, la tua vita, la vita di chi ha posto la fede nel Salvatore vive in un paradigma del tutto nuovo. Oggi, nel cammino della tua vita fermati e chiediti su chi stai fondando i tuoi passi. Su una persona, su tua moglie, tuo marito, sui i tuoi amici o i tuoi figli? Stai fondando la tua vita su una chiesa, su un pastore o su un ideale? Non è facile rispondere, ma come reagisci quando vieni deluso da qualcosa o da qualcuno su cui confidavi? Cosa ne è della tua gioia dei tuoi proponimenti quando le tue aspettative sono tradite? Quando il consiglio che hai seguito non ha dato i risultati sperati?
Fratelli e sorelle il cammino della nostra vita potrà andare avanti solo se riponiamo tutta la nostra fiducia su Gesù Cristo. Siamo una chiesa chiamata a spargere il vangelo di Cristo a Roma. Siamo chiamati a vivere il vangelo nelle nostre vocazioni, come studenti, insegnanti, operai, medici,sanitari, ingegneri. Ma possiamo farlo solo se abbiamo riposto la nostra fiducia nel Salvatore. È Lui che deve agire, è lo Spirito Santo che deve produrre i frutti della nostra fede nel Signore.
Fermati ora se nella confusione delle prove della vita sei andato avanti in automatismo. Fermati ora se hai basato la tua vita in altro che non sia Cristo. Fermati ora per ripartire dopo aver riconosciuto il tuo peccato e la necessità di essere modellati dallo Spirito Santo per essere una chiesa in cammino, nella protezione del Signore, per l’avanzamento del Vangelo, alla gloria di Dio.