Un'estate per ... per non essere sopraffatti da tempi difficili - Salmo 102

 
 

Predicatore: Leonardo De Chirico

Come tutti i lettori della Bibbia sanno, i Salmi coprono tutto lo spettro delle situazioni di vita. Ci sono salmi di esultanza, dove le emozioni sono scatenate dalla gioia; ci sono salmi di riflessione, dove le circostanze della vita inducono a pensare alle dinamiche del mondo; ci sono salmi di lamentazione, dove le prove della vita determinano pesantezze e rimostranze; ci sono salmi di disperazione, in cui si trovano grida di dolore al limite della sopportazione umana.

Ecco, il salmo 102 appartiene a quest’ultima categoria. E’ un grido di disperazione che, da subito, è anche una preghiera a Dio. Nella disperazione si può imprecare contro qualcuno, si può manifestare rabbia e risentimento, ci si può scagliare contro tutto e tutti …. In questo caso, la disperazione è verbalizzata in forma di preghiera a Dio. Questo è il privilegio dei credenti: di rivolgerci a Dio in ogni situazione. Non ci è sottratta la prova, né la sofferenza, ma ci è offerta di viverla davanti a Dio e con Dio. Come è possibile tutto ciò? Vedremo tre domande che ci aiutano ad affrontare tempi difficili senza esserne sopraffatti.

1. Hai mai affrontato situazioni limite?
Il salmo contiene una serie di immagini fulminanti che ci parlano della gravità della prova affrontata. La vita del salmista pare essere un incendio che distrugge tutto (v.3). La potenza distruttrice del fuoco lascia macerie fumanti dappertutto. Il fuoco ha consumato tutto. Purtroppo anche quest’estate abbiamo assistito alla potenza distruttrice degli incendi. Ecco la vita ha bruciato tutto e non sono rimasti che tizzoni.

Il salmista si paragona anche all’erba seccata (v.4). Non c’è più linfa, non c’è più acqua, tutto è secco e arido. Addirittura ha perso appetito e non mangia più (v.4b). E’ inappetente. La prova gli ha tolto l’appetito. Dice anche di non avere più lacrime per piangere (v. 5). Le ha prosciugate tutte, non ne è rimasta più una. Uno degli effetti è che la pelle si è attaccata alle ossa. La prova lo ha devastato. Ai vv. 6-7 si paragona a tre uccelli che vivono nel deserto come il pellicano, uccelli di solitudine e associati al lutto e alla morte (gufo) e uccellini che vivono soli (passero). La vita non è più umana ma animale. La vita non è più sociale ma isolata. La vita è spenta. Più avanti dice che il cibo gli sembra cenere (v. 9). Quando mangia è come se mangiasse polvere. Quando beve, sono le lacrime che rovinano l’acqua col loro gusto salato e sofferto.

Non tutte le situazioni sono così estreme, ma questa lo era. E’ una condizione sconvolgente che sta minando la vita. Ne hai mai affrontato una simile? Puoi simpatizzare col salmo oggi? Ti senti in una situazione vicina a quella descritta? Se la risposta è affermativa, non sei il primo né il solo. Nel campionario della vita ci sono anche situazioni di stress come questa. Non te ne stupire, ma fai quello che fece il salmista: pregare. “Signore, ascolta la mia preghiera” (v.1).

Non pensare che ai credenti queste situazioni limite siano risparmiate. Semmai, è la preghiera a Dio che fa la differenza. E’ la relazione con Dio che permette di affrontarle senza esserne sopraffatti. Anche Gesù affrontò la situazione limite più estrema. E usò proprio un salmo simile per affrontarla (salmo 51). Non ci stupiamo se passiamo dentro un tunnel buio e lungo. La differenza inizierà a farla la preghiera. Gesù ha fatto così, il salmista ha fatto così, lo farai tu?      

2. Hai mai fatto un esame di coscienza onesto?
Oltre a descrivere la devastazione del momento e a verbalizzare il dolore in preghiera, il salmista si fa delle domande sul perché tutto ciò stia accadendo. Perché io? Perché ora? Perché questo?

Da un lato, il salmista si rende conto che ci sono nemici che si stanno scagliando contro di lui (v. 8) con insulti e maledizioni. Ci sono persone cattive che, per ragioni qui non indicate, hanno un odio e lo esprimono con comportamenti malvagi. Non ci viene detto altro di questi nemici. Ma una domanda dobbiamo porcela: nel pensare alla tua vita, hai nemici? Se sì, perché ti sono nemici? Ci sono ragioni che spingono le persone a volere il tuo male? Ci sono situazioni di vita dipendenti da noi che ci fanno scagliare le persone contro? In questo caso, sembra che i “nemici” siano tali senza responsabilità del salmista. Anche noi, cerchiamo di vivere in pace con tutti (Romani 12,18) facendo il bene (Galati 6.10).

Il salmista va oltre e riconosce di essere sotto lo “sdegno” e l’“ira” di Dio (v.10). La situazione estrema non è solo conseguenza dei nemici, ma è stato Dio che ha stremato le forze e ha accorciato i giorni (v.23). Il salmista sa che la relazione con Dio è regolata da un patto in cui ci sono benefici ricevuti e doveri da mantenere. Essere nel patto non vuol dire essere fuori dalla disciplina di Dio. Essere credenti non significa che Dio non eserciti la sua paternità su noi per spronarci alla santità. La nostra salvezza è per grazia soltanto grazie al fatto che un nostro Sostituto (Gesù Cristo) ha pagato per noi lo sdegno del Padre per il nostro peccato. Gesù era perfetto e ha preso su di sé l’ira di Dio.

Grazie a Gesù Cristo, Dio Padre ci salva facendoci entrare in una relazione di alleanza in cui ha su di noi tutti i diritti di disciplinarci. Dio non è coinvolto punendo all’interno di uno schema retributivo, ma correggendo e formando il carattere dentro una relazione di alleanza. Se Gesù ha pagato il prezzo del peccato al nostro posto, Dio Padre ci corregge per mezzo dello Spirito Santo incitandoci alla santità.

Il salmista è consapevole dei privilegi e delle responsabilità di essere figlia/o di Dio, del Dio Uno e Trino, del Dio del patto. Sa di essere peccatore, sa di aver contravvenuto le disposizioni del patto, sa che Dio è giusto nell’essere irato con lui e usando la disciplina per correggerlo. Non si autogiustifica. Non nega le responsabilità. Non incolpa Dio. Sa di essere lui un peccatore e sa che Dio è giusto nel fare ciò che fa. Chiede a Dio di ascoltarlo, invoca aiuto, espone il suo dolore al Signore, ma nella consapevolezza che Dio è giusto e noi siamo peccatori, che Dio ha sempre ragione e noi torto, che Dio opera ogni cosa per il bene di quelli che amano Dio, anche quando ci disciplina per farci crescere in santità (Ebrei 12,4-17). Noi credenti sappiamo che Gesù Cristo ha propiziato l’ira del Padre al nostro posto e questa è la garanzia della nostra salvezza. Se Dio Padre ci corregge è per amore e per formare in noi il carattere di Cristo.   

3. Hai mai guardato dalla prospettiva di Dio?
Il salmo conosce una svolta al v. 12. Dopo aver esposto a Dio il dolore, dopo aver riconosciuto l’ira di Dio sul peccato, da questo punto in avanti, il salmo è una celebrazione di Dio, della sua persona, dei suoi piani per il presente e per il futuro.

Dio regna su tutto e su tutti (v.11), Dio avrà pietà del suo popolo (v.13 e 16), prima o poi, in salvezza o in giudizio, tutti lo riconosceranno (v. 15 e 22). La confessione della sovranità di Dio permette di affermare che Dio ascolta il gemito di chi lo invoca (v.17 e 20). La sovranità di Dio è qui collegata alla vicinanza di Dio. Chi ha pensieri alti e grandi di Dio sa che Dio è intimamente legato ai suoi figli e figlie. Chi non crede che Dio è il Signore su tutto, anche sulla prova, non potrà rivolgersi a Lui con fede. Tu credi che Dio è il Signore della tua vita? Che Lui ti disciplina per amore? Che i suoi piani sono per la sua gloria e il tuo bene?

Tutto passa, ma Dio rimane in eterno (v.27). Il salmo era partito dal salmista e finisce con Dio. Era partito dal dolore e si chiude con la gloria. Era partito dalla lamentela e si chiude nella lode. Era partito dalla concentrazione sul dolore del momento e si chiude con il godimento della gioia eterna. E’ cambiata la prospettiva. Non è più quella di una persona schiacciata, ma di un uomo risollevato. Non è intervenuto un cambio di situazione, ma quello che è successo è stato questo: una sofferta preghiera a Dio accompagnata da un onesto esame di coscienza hanno portato alla celebrazione dell’opera di Dio, anche nel dolore del momento. Per la fede in Cristo e grazie all’opera dello Spirito Santo, tutto questo è possibile anche a te e a me, oggi. 


Grazie a tutti coloro che sostengono la Chiesa Breccia di Roma con le loro offerte.