Un’estate per esporsi al Re Santo - Salmo 99

 
 

Predicatore: Gioele Di Bartolomeo

1)    La maestà che non puoi ignorare (1-3)
2)    La giustizia che non puoi sostenere (4-5)
3)    La disciplina che non puoi rifiutare (6-9)

Qualche giorno fa una notizia eccezionale ha messo in agitazione il mondo dell’arte. Durante l’esposizione ai raggi X di alcuni quadri del pittore olandese Vincent Van Gogh è stato notato qualcosa di decisamente straordinario. Il dipinto de “La contadina di Nuenen” nascondeva dietro di sé un autoritratto dell’artista. I curatori della mostra si sono detti sotto shock nell’aver visto nelle immagini il volto di Van Gogh che li osservava.

Anche noi oggi ci troviamo davanti ad un’opera d’arte divina, la Parola di Dio che, attraverso l’attività dello Spirito Santo ci espone alla maestà, la giustizia e la disciplina del Re Santo. A differenza dei curatori della mostra non ci limitiamo a rimanere shockati davanti a questa immagine sconvolgente, ma vogliamo ascoltare attraverso la Parola di Dio ciò che ha da dirci. Il salmo ci mostra che Dio è Santo Santo Santo ed in questa perfetta identità trinitaria del Padre, Figlio e Spirito Santo ci parla e ci mette in guardia dal non considerare la sua maestà, giustizia e disciplina. Vediamoli insieme:

1. La maestà che non puoi ignorare (1-3)
Il Signore regna e la reazione dei popoli è quella del timore che porta alla lode (1-3). Il Signore siede sui cherubini, sopra gli angeli e la terra è scossa (1). Il Signore è grande in Gerusalemme ma è eccelso sopra tutti gli altri popoli. Egli è Santo (3).

La maestà di Dio è un dato di fatto. Il Suo regno di verità e giustizia è stato inaugurato dall’opera salvifica di Gesù Cristo sulla croce e, il popolo eletto, la Sua chiesa sperimenta il timore, l’emozione e la gioia di essere al cospetto di tale regalità. Il Re Santo siede tra i Cherubini, gli stessi angeli che dopo il peccato di Adamo ed Eva Dio aveva messo, con una spada fiammeggiante, a guardia del giardino di Eden (Gen 3,24). Il Re Santo è al disopra di queste tremende creature, ma non solo, i Cherubini erano parte dell’arca dell’alleanza. L’arca rappresentava la presenza di Dio tra il popolo d’Israele, ed essa era tenuta nel luogo santissimo del tabernacolo dove il sommo sacerdote, una volta l’anno, faceva l’espiazione per i suoi peccati e per quelli del Popolo (Lev 16). Sull’arca i Cherubini erano posti uno difronte all’altro con lo sguardo rivolto verso il propiziatorio, dove il sangue dell’animale sacrificato veniva spruzzato come atto di espiazione del peccato davanti a Dio (Es 25,20). Il Propiziatorio sull’Arca era una prefigurazione simbolica del sacrificio definitivo per tutti i peccati: il sangue di Cristo sparso sulla croce per la remissione dei peccati (Ro 3,24-25). Il Dio Figlio, anticipato nel luogo santissimo tra i due splendidi Cherubini, è colui che ha pagato per il nostro peccato morendo sulla croce tra due ladroni, ha scosso la terra ed è resuscitato il terzo giorno. Gesù Cristo è il Signore, grande in Gerusalemme, colui che ha salvato gli eletti di Dio tra i popoli della terra. Egli è il Santo.

Ogni individuo in questo pianeta, io, tu, i nostri figli, i nostri amici ed i nostri colleghi, tutti avranno a che fare con la maestà di Gesù Cristo. Prima o poi ci verrà chiesto conto del Suo sangue e della relazione con il nostro peccato. È il mio peccato che è stato pagato dal Re Santo? Sono le mie colpe che il sangue di Gesù Cristo ha coperto sulla croce? Mentre la nostra città continua a delegare la propria salvezza a regalità fasulle come la Chiesa Cattolica Romana, i santi, le madonne d la fortuna, come figli di Dio vogliamo rispondere a queste domande mostrando il vero vangelo. Solo l’opera dello Spirito Santo attraverso la fede in Gesù Cristo ed il ravvedimento dal peccato dona la convinzione della salvezza in noi. Purtroppo, quando affrontiamo prove e battaglie nelle nostre vite, sembra che ciò che Cristo ha compiuto non basti più. Quando siamo scoraggiati ignoriamo la Maestà del nostro Signore. Ma, fratelli e sorelle, Gesù Cristo dimora sopra i Cherubini del cuore dei suoi figli, la Sua maestà ci guida nella vita, ci rende un popolo fedele e coraggioso pronto ad essere usato per l’avanzamento del Suo regno in questa città. Non ignorare la sua Maestà.

2. La giustizia che non puoi sostenere (4-5)
Il Re Santo è Colui che ha stabilito il diritto ed ama la giustizia così come la ha esercitata nel Suo Popolo (4). Il Dio d’Israele è il nostro Dio, prostriamoci davanti allo sgabello dei suoi piedi (5). Egli è Santo.

Il Re Santo è il Dio che ha stabilito la giustizia. La giustizia è uno degli attributi di Dio che si riflette su tutto il creato. Essa non è un concetto astratto o soggettivo, tutt’altro nella storia della redenzione il Signore ha stabilito la Legge che distinguesse ciò che è giusto da ciò che è sbagliato (Es 20). L’uomo, ovvero tutta l’umanità è chiamata a credere in Dio e ad osservare i suoi comandamenti (Ec 12,13), per poi ritrovarsi a fallire miseramente. La legge prima in Israele ed ora ad ognuno di noi mostra la nostra ingiustizia davanti al Dio Santo e mette alla luce il nostro peccato (Ro 3,20). La giustizia di Dio non è sostenibile se non attraverso il Sacrificio vicario di Gesù Cristo. Come dice l’apostolo Pietro “Cristo ha sofferto una volta per i peccati, lui giusto per gli ingiusti, per condurvi a Dio” (1Pt 3,18). Per ottenere la giustizia di Dio siamo chiamati a prostrarci davanti al Suo trono, davanti allo sgabello dei suoi piedi, credendo con il cuore e confessando con la bocca che Gesù Cristo è il Signore (Ro 10,9-10). Il Re Santo chiamava il Suo popolo a prostrarsi davanti la dimora di Dio e chiama noi oggi a prostrarci davanti al tempio incarnato, Gesù Cristo. Il Figlio di Dio, Colui che ha provveduto la giustizia sulla croce, Colui che ha dovuto attraversare la peggiore ingiustizia che sia mai avvenuta nella storia ci trasforma in dimore della Sua Presenza. Attraverso l’opera dello Spirito Santo, Gesù Cristo dimora nei cuori dei suoi figli rendendoli partecipi della sua giustizia. Egli è il Santo.

Oggi intorno a noi vediamo la più completa relativizzazione del concetto di giustizia. Al di là dei parametri legislativi, nessuno può più definire cosa è giusto o non è giusto. La mia giustizia può differire totalmente da quella di un’altra persona e nessuno si deve permettere di metterla in discussione. Il peccato che è nell’uomo ha aggirato la legge di Dio sovvertendo il Suo amorevole ruolo. La chiesa oggi ha il compito di smascherare la falsità di una lettura legalistica e oppressiva della legge di Dio. La Giustizia del Signore non chiude gli occhi davanti al peccato e solo comprendendo davvero la disperazione della propria condizione che l’uomo può rifugiarsi in Gesù Cristo. Fratelli e sorelle, ricordando che la nostra fede è il dono di Dio e non il nostro merito (Ef 2,8) vogliamo perseguire la giustizia. Vogliamo farci portatori della giustizia di Dio in questa città e nelle nostre vite. Vogliamo condannare il male, denunciare le ingiustizie e l’abuso verso chi è più debole. Vogliamo imparare a non chiudere gli occhi davanti ai meccanismi malvagi che si travestono di giustizia. Vogliamo essere cittadini coraggiosi che vivono il vangelo nelle loro vocazioni e nelle loro famiglie mostrando che senza Cristo nessuno potrà sostenere la Sua giustizia.  

3. La disciplina che non puoi rifiutare (6-9)
Quando il popolo di Dio invocava il Suo nome attraverso le sue guide, il Signore rispondeva (6). Parlò loro nel deserto attraverso una colonna di nuvole ed il Suo popolo osservò i Suoi comandamenti (7). Il Signore esaudì il popolo, fu clemente e li disciplinò davanti alla disobbedienza (8). Esaltate il Signore perché Egli è Santo (9).

Dio è sempre stato fedele verso il Suo popolo. Non ha mai nascosto la sua benevolenza. Il Re Santo è stato sempre presente. Ha risposto quando il popolo lo invocava, ha guidato visibilmente il popolo attraverso una colonna di nuvola il giorno ed una di fuoco la notte (es 13). Fu clemente, tuttavia la santità di Dio richiede all’uomo una condotta santa (1 Pt 1,15-16) che deve essere mantenuta. La disciplina del Signore è una risposta del su amore verso il Suo popolo (Pr 3,11-12). Dio ha con il Suo popolo una relazione di tipo pattizia dove promette benedizioni davanti all’obbedienza e disciplina davanti la trasgressione. Nella storia d’Israele questo ha avuto spesso delle caratteristiche estreme. Dio non ha mai lasciato passare il peccato, non è mai sceso a compromessi, ma ha sempre preteso la santità anche facendo vivere esperienze lunghe e dolorose fino al ravvedimento. La disciplina di Dio mostra la gravità del peccato, mette in luce la sua pericolosità e le sue conseguenze eterne. I figli di Dio amano la disciplina, non perché particolarmente avvezzi all’autolesionismo spirituale ma perché protegge, mette a nudo ed allontana il peccato. La disciplina spirituale ravviva la fede e rafforza il rapporto con il Salvatore. Il Signore ha instituito la sua chiesa perché i figli di Dio possano trovare cura, sostegno e disciplina per combattere il peccato. Rifiutare la disciplina di Dio significa non aver compreso quale grandi benedizioni Dio abbia lasciato. Gesù Cristo ha affrontato la croce perché chi ha creduto in Lui potesse essere libero dal laccio del peccato. Rifiutare la disciplina significa voler tornare sotto quel laccio, rinnegando l’opera di Cristo e opponendosi al lavoro dello Spirito Santo in ognuno di noi. Non puoi rifiutare la disciplina perché il Signore, il nostro Dio è Santo.

Parlare di disciplina è estremamente contro culturale. Nell’epoca dell’estrema libertà individuale nessuno deve permettersi di pronunciare questa parola. La disciplina è stata privata completamente del suo carattere amorevole. Persino nella genitorialità non si può più parlare di disciplina e non è raro che famiglie si trovino a perdere l’affidamento dei propri figli per aver esercitato i propri doveri di genitori. Stiamo vedendo in maniera pratica quello che da sempre facciamo contro la disciplina del Signore. In fondo non vogliamo cambiare, non vogliamo piegarci davanti all’ennesima situazione in cui dobbiamo confessare di essere dei peccatori. Davanti alla Santità di Dio Padre fuggiamo pensando di poter essere autosufficienti, davanti alla Santità di Dio Figlio rinneghiamo la Sua opera pensando di non aver bisogno della correzione e davanti alla Santità di Dio Spirito Santo bestemmiamo rinnegando il Suo lavoro in noi. Fratelli e Sorelle, il salmo 99 ha esposto noi stessi davanti alla Santità del Dio Trino. Abbiamo bisogno di riconoscere la Maestà di Dio Padre, abbiamo bisogno di affermare la giustizia provveduta per noi da Dio Figlio ed abbiamo bisogno di essere disciplinati dall’amore di Dio Spirito Santo per essere strumenti nelle sue mani per l’avanzamento del vangelo nelle nostre vite, in questa città, nazione e nel mondo intero.

Che a Dio sia la Gloria per la Sua santa Parola

Amen


Grazie a tutti coloro che sostengono la Chiesa Breccia di Roma con le loro offerte.