Un’estate per...celebrare la libertà ricevuta - Salmo 114

 
 

Predicatore: Davide Ibrahim

La storia contemporanea dell’Italia è contrassegnata da svariati momenti di liberazione da potenze straniere. Una tra tutte, quella della seconda guerra mondiale, quando verso la fine della guerra gli italiani si liberarono degli oppressori fascisti e nazisti che avevano soggiogato la nazione. Il 25 aprile ricorda la liberazione d’Italia a cui seguì l’atto fondativo della Repubblica. In modo simile, questo salmo ricorda l’atto fondativo del popolo di Dio, cioè la liberazione dalla schiavitù per una missione particolare: essere suo santuario e dominio. Il popolo di Dio è stata liberato dall’oppressione e della schiavitù del peccato, è diventato una nazione santa perché basato sulla Parola di Dio e guidato dallo Spirito Santo. Questo salmo ci ricorda il fine della nostra liberazione in quanto popolo del patto chiamato ad essere il santuario del Signore e ci conferma la presenza del Dio del patto in mezzo alla sua chiesa, suo eterno dominio.

1.     E tu popolo, ricordi la chiamata di Dio?
La liberazione del popolo di Dio non era e non è una cosa fine a sé stessa. Non è un modo da parte di Dio per dire: “ora vi ho liberati, vivete autonomamente e indipendentemente da me”. Il ricordo del riscatto del popolo di Dio assume senso solamente se letto come una tappa di un percorso dove la nazione di Dio diventa il santuario del Signore e suo dominio (v. 2). In virtù del patto stipulato da Dio, il Signore ha riscattato il suo popolo affinché diventasse il suo “tesoro particolare…un regno di sacerdoti, una nazione santa” (Es 19:5-6). Il Signore aveva mandato Mosè a liberare il popolo dalla morsa egiziana perché Israele era stato chiamato a celebrarlo, adorarlo e offrire sacrifici a lui graditi nel deserto. Il Signore voleva chiaramente essere in mezzo a loro e l’aveva già reso evidente visitandoli in Egitto e risparmiando loro la vita per mezzo del sangue dell’agnello posto sugli stipiti e sull’architrave delle loro porte (Es 14). Nel deserto, Dio mostrò la sua presenza attraverso una nuova di fuoco, per poi ordinare al suo popolo di costruirli un tabernacolo e dopodiché una struttara ancora più fissa e stabile come il tempio, simbolo della presenza stabile e inamovibile del Signore stesso. Il suo popolo era chiamato a testimoniarlo visibilmente e chiaramente attraverso un luogo che avrebbe simbolizzato la presenza di Dio in mezzo a loro.

Attraverso la fede nella morte e resurrezione di Gesù Cristo, colui che è al contempo il perfetto Mosé, Israele e sacrificio pasquale, tutti i credenti fanno parte di questo patto. Gesù Cristo, il perfetto santuario di Dio e suo sommo sacerdote. Egli è l’agnello pasquale senza macchia e peccato che è stato immolato sulla croce affinché attraverso il suo sangue la cortina del tempio si squarciasse in due e noi fossimo liberati dall’oppressione e dalla schiavitù del peccato. In virtù della mediazione perfetta di Cristo Gesù  per mezzo dello Spirito Santo, siamo diventati santuario del Signore, tempio del Dio vivente,  dominio e nazione del Signore, testimoni, ambasciatori e fautori della volontà del Signore. La legge di Dio è stata messa nella nostra mente e scritta sui nostri cuori. Egli è diventato il nostro Dio e noi suo popolo (Eb 8:10).  Il santuario del Dio vivente siamo diventati noi perché Dio stesso, nella persona dello Spirito Santo è venuto ad abitare in noi (1 Co 3:16).

Gesù Cristo, il sommo sacerdote e re perfetto uscito da Giuda (v. 2), ha inaugurato il regno di Dio, vivendo tra noi, morendo, risuscitando e ascendendo alla destra del Padre, dove sta regnando sulla Terra. Ora apparteniamo interamente a lui: siamo suoi servi, suo dominio e possesso. Il nostro padrone non è più Satana, ma il Signore Gesù Cristo. La nostra lingua, cultura, i nostri costumi sono distinti da quella degli altri. Siamo usciti da una terra spirituale straniera che parlava la lingua del peccato per diventare una nazione che parla la lingua del Vangelo, una lingua che ha come manuale di grammatica la Parola di Dio e come insegnante lo Spirito Santo. La sua Parola ci ricorda che siamo “una stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che [ci] ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce” (1 Pi 2:9). Siamo stati liberati dal peccato e riscattati dalla morte eterna per essere eternamente suoi, vivere con lui, per lui e in lui, amandolo, glorificando il suo nome e testimoniandolo alle persone con le quali ci interfacciamo giornalmente.

Stiamo vivendo con quest’ottica il riscatto e la liberazione del Signore? O sei in una fase della tua vita dove stai cercando di essere “autonomo” e “indipendente” da Dio, dimenticando che sei stato riscattato per essere suo possesso, amarlo e servirlo per sempre? Vuoi tornare in Egitto, sotto il fardello dell’oppressione e della schiavitù o continuare a prendere su di te il giogo dolce e il carico leggero del Signore? (Mt 11:30) Siamo stati salvati per essere luce e sale del Signore. Per grazia, siamo diventati un popolo di re, sacerdoti e profeti. Siamo chiamati ad esercitare il nostro ruolo regale attraverso la nostra persona (doni, talenti, capacità) e chiamata specifica, il nostro ruolo sacerdotale attraverso la cura del prossimo e il nostro ruolo profetico attraverso la proclamazione di tutto il Vangelo di Cristo. Sono ruoli da esercitare sia nei confronti dei cittadini della nazione santa sia nei riguardi di coloro che non sono parte del popolo di Dio, affinché il Signore sia testimoniato e temuto. Gioiamo di ciò che il Signore ci ha chiamato ad essere e fare in lui, per lui e con lui. Riprendiamo in mano il fine della nostra salvezza, come popolo eletto di Dio: essere il santuario per mezzo del quale lo Spirito Santo opera per amore del suo nome e testimoniare con tutto il nostro cuore, la nostra mente e le nostre forze che il Dio trino è Re, Signore e Salvatore.

E tu chiesa, tremi alla presenza dell’Emmanuele?
Il salmista rievoca i prodigi che il Signore ha compiuto nei riguardi del suo popolo anche dopo la liberazione dal paese d’Egitto. In virtù del patto eterno stabilito, il Signore non ha abbandonato il suo santuario e dominio. Egli ha voluto dimostrare, attraverso le sue opere miracolose, che non sarebbe stato solamente presente durante la liberazione, ma che avrebbe continuato a essere perennemente presente in mezzo a noi per guidarci, santificarci, proteggerci e provvedere alle nostre necessità. Quando Israele fuggì dall’esercito egiziano, egli aprì le acque del mar Rosso per trarli in salvo e sconfiggere il nemico; quando ebbero sete mentre vagavano nel deserto, fece sgorgare dalla roccia di Kades dell’acqua per assetarli; quando stavano per entrare nella terra promessa, egli aprì in due il fiume Giordano. Gli stessi egiziani e cananei poterono affermare e testimoniare che il Signore era presente in mezzo al suo popolo.  

Dio ha pienamente confermato di essere in mezzo alla sua chiesa attraverso l’incarnazione del Signore Gesù Cristo, l’Emmanuele, Dio con noi. La Parola, che era con Dio ed era Dio, è diventata carne in Gesù Cristo e “ha abitato un tempo fra di noi, piena di grazia e verità” (Gv 1:14). Come Israele venne liberato dalla schiavitù egiziani, così per mezzo del sacrificio di Gesù Cristo siamo stati salvati e liberati dalla schiavitù del peccato; come Dio provvide ai bisogni di Israele mentre attraversavano il deserto, così Dio provvede a ogni nostro bisogno (Mt 6:31-33), “secondo la sua gloriosa ricchezza” che è in Cristo Gesù (Fl 4:18); Come Dio accompagnò Israele ad entrare nella terra promessa, confermando il suo suo governo regale su di loro, così per mezzo della morte e resurrezione di Cristo Gesù siamo stati introdotti nel Regno di Dio e siamo diventati servitori del Re eterno, colui regna su tutta la terra alla destra del Padre.

Dopo aver compiuto la missione del Padre, il Figlio è asceso al cielo promettendo che sarebbe stato con la sua chiesa sino alla fine dell’età presente (Mt 28:20). È con questa promessa, che il Padre nel nome del Figlio ha mandato Dio Spirito Santo, il Consolatore, per dimorare con noi e in noi (Gv 14:17). Il Dio del patto non è venuto meno alle sue promesse e continua ad essere presente. Il Dio che ha agito in passato è lo stesso che oggi è presente e regna fra noi, figli della stessa fede di Abraamo. La sua presenza non è qualcosa di remoto, astratto e poco rilevante, ma è una verità attuale, vicina e tangibile che dovrebbe farci tremare come il mare (v. 3), sussultare come i monti e i colli (v. 6) e suscitare adorazione e lode per colui che è onnipresente.

Viviamo in una città dove o regna lo scetticismo e la negazione del soprannaturale, e quindi si nega totalmente la presenza di Dio, la sua azione e provvidenza, o dove la presenza del divino si cerca esclusivamente in forme miracolistiche o in edifici specifici, icone e statue. Un esempio è l’ispettore del comune che ci contesta questa sala come locale di culto. Entrando e non vedendo un altare, delle immagini e delle statue “sacre”, dove la presenza di Dio dovrebbe essere racchiusa secondo una linea di pensiero, ha concluso che questo posto non è un luogo di lode e adorazione. Rischiamo anche noi di essere risucchiati da uno degli estremi: o essere credenti scettici, che hanno riserve nell’affermare la presenza attuale del Signore e negano la sua provvidenza e azione nel mondo, o essere credenti dualisti che vivono come se il Signore fosse presente solamente quando avviene un miracolo, o in determinati spazi e oggetti, e durante particolari attività della settimana.

Il salmo ordina a tutta la terra, uomini e natura, di tremare dinnanzi alla presenza del Signore (v. 7). Nessuno può defilarsi dal Signore onnipresente e niente sfugge alla sua presenza. Pur essendo separato dal mondo, egli è costantemente presente in esso e la sua chiesa, suo santuario e dominio, testimonia questa verità. Egli mostra la sua evidente presenza per mezzo del corpo di Cristo, uomini e donne liberate in modo prodigioso dalla schiavitù del peccato e santificati e in via di santificazione, messi da parte per testimoniare la persona e l’opera del Dio vivente. Pur continuando ad operare prodigi e miracoli fuori dall’ordinario per incoraggiare la chiesa e per mostrare la sua potenza agli inconvertiti, il Signore ha stabilito che il modo ordinario per sperimentare la sua presenza è la comunione continua con la sua chiesa, la meditazione e la predicazione della sua Parola vivente ed efficace (Eb 4:12), la preghiera resa possibile attraverso la mediazione del Signore Gesù Cristo e gli ordinamenti, che per mezzo dell’opera dello Spirito Santo, ci ricordano e confermano la presenza di Dio in mezzo a noi.

La presenza del Signore incoraggia e rassicura i nostri cuori; ci responsabilizza a essere una testimonianza integra e fedele della sua persona in ogni cosa che pensiamo, diciamo e facciamo.  

Se da una parte la presenza del Signore rassicura i nostri cuori, dovrebbe far tremare di terrore il cuore del non credente. Il Dio tre volte santo è in mezzo a noi e la sua presenza riempie la terra. Non puoi rimanere impassibile d’innanzi a questa verità. Forse sei scettico, forse stai aspettando un miracolo specifico, forse la tua cultura ti ha fatto credere che Dio è solamente in determinati spazi e che quindi quando non sei lì, puoi fare quello che vuoi. Ti invito a metterti in discussione: guarda le persone che hai attorno, testimonianza vivente della presenza del Signore in mezzo a noi; cuori liberati dal peccato per mezzo della fede nella persona e opera di Gesù Cristo. Per grazia il messaggio della salvezza è rivolto anche te. Non pensare che la salvezza dal peccato voglia dire autonomia e indipendenza. Se oggi credi nel messaggio del vangelo, diventerai santuario e dominio del Signore, chiamato a un cammino di santificazione e a testimoniare insieme alla chiesa la gloria di Dio in ogni ambito della tua vita.

La Parola di Dio ci invita a ricordare come il Signore ha operato nel passato per vivere pienamente il presente e proiettarci con speranza al futuro. Il Dio che ci ha liberati per grazia dalla schiavitù del peccato e ci ha resi suo santuario e dominio, è lo stesso che oggi è presente in mezzo a noi, che ci guida e provvede ai nostri bisogni, chiamandoci a testimoniare il suo nome. Egli sarà lo stesso che nella persona di Gesù Cristo tornerà per liberarci totalmente dal male e dal peccato e la cui santa e gloriosa presenza nessuno potrà più ignorare.


Grazie a tutti coloro che sostengono la Chiesa Breccia di Roma con le loro offerte.