Dalla santa indignazione alla generosa predisposizione - 1 Samuele 1,1-28

 
 

Cercasi profeti (I)
Dalla santa indignazione alla generosa predisposizione
1 Samuele 1,1-28

Predicatore: Leonardo De Chirico

Quali sono i bisogni più grandi di questa città? Tanti e numerosi. Se andassimo fuori a fare un sondaggio le risposte sarebbero: più lavoro, più giustizia, più pulizia, più trasparenza, … Sono tutti bisogni reali. Roma ha bisogno di tutto questo e di altro. Sono certo, tuttavia, che nessuno direbbe quello che stiamo per dire: Roma ha bisogno di profeti e di re, di un popolo profetico e regale. Ma dove trovare profeti per Roma? “Cercasi profeti” è il titolo di questa nuova serie di predicazioni domenicali dal Primo libro di Samuele. In questo libro, in un tempo sbandato per il popolo d’Israele, Dio suscita un profeta (Samuele) e poi un re (Davide), per dare direzione alla vita e per portare ordine al suo interno. Il popolo di allora aveva bisogno di qualcuno che parlasse da parte di Dio e per conto di Dio in un tempo in cui c’erano tante voci, tanti messaggi, tante chiacchiere. Anche oggi la tua e la nostra vita ha bisogno di una parola di Dio che orienti, liberi, guarisca, istruisca, corregga, riempia: una parola profetica, non solo per noi, ma per l’intera città di Roma.

Leggendo questo libro, leggeremo la storia del popolo d’Israele intorno all’anno mille a.C., ma anche la nostra storia a Roma oggi. Useremo questo libro come una finestra per entrare nelle vicende di Israele, ma anche come specchio per leggere le nostre vicende. Il Primo libro di Samuele sarà un vetro che ci permette di vedere attraverso la storia antica e uno specchio che riflette la nostra storia. Come Dio suscitò un profeta allora? Come Dio può suscitare un popolo di profeti ora? Oggi, per iniziare, vedremo tre condizioni per aprirsi ad un movimento profetico.

 

1. C’è chi dice no ai compromessi del peccato!

La storia che abbiamo letto avviene durante un periodo contrassegnato da grande confusione. Il popolo d’Israele si trova sotto il dominio dei Filistei, una popolazione pagana; a volte grazie ad un capo militare (chiamato “giudice”) riesce a rialzare la testa, ma per poco. Morto il giudice, i Filistei tornavano ad esercitare supremazia su Israele. La situazione era instabile ed incerta. Non sono solo soggiogati politicamente, ma anche spiritualmente le cose vanno male. I culti pagani dei popoli vicini si infiltrano in Israele determinando una vita religiosa inquinata e imbastardita. Questo è il contesto ampio della storia. Non sorprende quindi che anche la micro storia che viene raccontata, quella di Anna, condivide le tonalità scure e tristi della storia generale. La storia di Anna non è solo una storia personale, è la parabola di un popolo decadente.

La scena che viene raccontata è quella di una famiglia in cui c’è un uomo e due mogli che litigano tra loro. Una ha figli, l’altra no e questo crea conflitti tra loro. Hanno una vita religiosa, ma si tratta di pratiche abitudinarie, stanche e formali. Ci sono sacerdoti, ci sono luoghi di culto, ma tutto parla di stanchezza, di formalità vuota. Manca la vita, manca la speranza, manca il futuro. Dio c’è ma è lontano. La sterilità di Anna non è un problema personale soltanto. E’ l’indicazione di un blocco, di una mancanza di speranza, di una vita che va a spegnersi. Non è nemmeno un problema sociale. In fondo, Pennina ha molti figli; nascono figli in Israele e non c’è rischio di decremento demografico. La questione è più ampia ed indica un problema spirituale di fondo. Tutto sembra avvitato su sé stesso. Non ci sono prospettive. Tutto va avanti in modo difficile e privo di direzione che non sia il proseguimento di una triste gestione di una vita piena di ferite e anonima.  

Il problema non è la mancanza di bambini, ma l’assenza di un figlio che apra al futuro, parli di Dio, guidi il popolo. Non è Elcana che è consapevole del problema. Lui pensa che la richiesta di Anna possa essere soddisfatta col suo amore: “non valgo io più di dieci figli?” (v.8). Elcana pensa che quello che hanno sia già abbastanza. Gli basta il grigiore della vita di sempre e non aspira a qualcosa di più. Non è nemmeno Eli, il sacerdote, a capire il problema. Quando Anna prega in modo silente ma appassionato, lui pensa che sia ubriaca. Scambia la spiritualità vera con una sbronza di vino. Anche per lui tutto deve rimanere così com’è. Non sono gli uomini, non sono i sacerdoti, ma non è nemmeno Pennina che, forte dei suoi figli, gioca sulla sua posizione di madre feconda per prendere le sue piccole rivincite e combattere le sue battaglie contro il prossimo. Anche lei sembra essere a suo agio nel difendere se stessa e attaccare gli altri, più che sperare qualcosa di più e di diverso 

Anna dice no. Non può essere questa la vita! Non è possibile rimanere sempre invischiati in una vita ripiegata su se stessi, senza aspirazioni che non siano il mantenimento del grigiore generale. Da Anna nasce la svolta della storia. Da Anna che non si rassegna. Da Anna che non ci sta. Ogni movimento di Dio nella storia nasce da qualcuno che dice “no” motivato da santa indignazione. Ogni movimento profetico nasce da chi dice “no”: non è possibile che questo sia tutto quello che ci sia. C’è bisogno di una parola di Dio! La profezia di Samuele nasce dal “no” di Anna. La Riforma protestante è nata da uomini e donne che hanno detto “no”: Questa non può essere la chiesa che il Signore ha fondato. Ogni conversione a Cristo nasce quando lo Spirito ci porta a dire, come Anna: basta, no!, così non si può andare avanti. Ci deve essere un’alternativa, una speranza, una prospettiva diversa. Fino a quando non arriviamo a questo “no” divino, a questa critica di noi stessi e della situazione in cui siamo, ci accontenteremo di essere Elcana, o Eli, o Pennina: cinici gestori dell’esistente, incapaci di visione, chiusi al futuro. Se non siamo capaci di dire il “no” di Anna, non ci sarà popolo profetico a Roma. No: Roma non può andare avanti così. No: non ci si può rassegnare a gestire le incongruenze ereditate. No: non ci si può accontentare di questo sistema di vita disfunzionale. Siamo pronti a dire “no”, come disse Anna con una santa indignazione? Sei pronto a dire “no” ed aprirti al futuro di Dio per te? O siamo assuefatti, impigriti, rassegnati, fatalisti, sterili di futuro?

 

2. C’è chi dice sì a Dio!

Anna dice “no”: questa situazione non può andare avanti all’infinito. Il figlio che desidera non è per soddisfare un istinto di maternità, ma per introdurre una svolta nella vita sua e del popolo. Dopo aver detto “no”, cosa fa? Tante persone arrivano a dire “no”, ma poi si fermano lì o cercano di risolvere il problema da soli. Vedono la crisi e provano a sanarla da soli con strumenti umani, politici, culturali. Molte persone vedono la crisi di Roma, sembrano dire “no”, ma poi pensano che sia possibile farvi fronte con la buona volontà, una nuova classe politica, leggi più giuste, ecc. Tutte cose necessarie, ma non sufficienti. Per vedere un movimento profetico, bisogna non rassegnarsi a ciò che esiste, bisogna avere una santa irrequietezza, ma bisogna fare anche quello che Anna fece.  

Cosa fa Anna? Anna prega. La preghiera di Anna è profonda, commovente, appassionata. La preghiera di Anna riconosce la sovranità di Dio, si umilia davanti a Lui, spande il suo cuore alla sua presenza. Anna dice “no” alla confusione e dice “sì” a Dio. La soluzione viene sempre dall’esterno: da Dio soltanto, dalla grazia di Dio soltanto, dal suo amore.

L’insegnamento è:  prima di fare, pregare. Prima di parlare, pregare. Per essere profeti, bisogna essere uomini e donne di preghiera. La profezia nasce nella preghiera. Prima di ricevere qualcuno che avrebbe parlato per conto di Dio (Samuele), Anna parla a Dio. Prima di voler dire agli altri, bisogna imparare a stare alla presenza di Dio. Prima della testimonianza profetica esterna, c’è la preghiera, il dialogo con Dio, l’apertura del cuore al Signore in preghiera. Prima e dietro la responsabilità profetica, c’è sempre la disciplina della preghiera. La nostra serie si intitola “Cercasi profeti”, ma perché vi sia un popolo profetico, bisogna che ci sia una comunità che prega in modo fervente e sincero. Le grandi cose nel mondo di Dio accadono sempre nell’apparente insignificanza della preghiera. La soluzione al problema del popolo d’Israele passa dalla preghiera. Il cambiamento per Roma passa dalla preghiera. La conversione a Cristo passa dalla preghiera. Senza la preghiera non si va da nessuna parte.

 

3. C’è chi dà ciò che riceve!

Anna dice “no” alla confusione regnante, Anna dice “sì” a Dio in preghiera. Così inizia il cambiamento e così inizia un movimento profetico. Molte persone dicono no a Dio e sì al mondo: il contrario di quello che è invece necessario. Accertiamoci di dire i “no” giusti e i “sì” giusti. 

Cosa chiede Anna? Un figlio. Un figlio non per sé soltanto, ma per Dio e per il suo popolo. Infatti, da subito, Anna vuole donare questo figlio ricevuto al Signore in modo che lo servi e diventi una guida per il popolo. Questo dimostra che il problema avvertito da Anna non è la sterilità personale e biologica, ma la mancanza di futuro di tutto il popolo. Di figli, di bambini Israele ne ha tanti, ma manca un figlio che sia dedicato ad annunciare la parola di Dio e a farla rispettare. Lei chiede un figlio non per sé, ma per darlo a tutti. La sua non è una domanda egoistica, ma una richiesta d’amore. Lei non vuole il benessere personale, ma ha a cuore il destino del suo popolo. Non aveva ancora ricevuto un figlio che già formava un profeta e lo preparava ad essere uno strumento di salvezza.

“Cercasi profeti” è una richiesta per ricevere e per dare: dare quello che si è ricevuto, condividere quello che abbiamo avuto, spendersi non per sé stessi soltanto, ma per la chiesa, la città, il prossimo. Il profeta non tiene al destino individuale, ma si pone sempre al servizio di tutti. Anche la chiesa profetica non pensa solo a sé stessa, ma anche agli altri. Non vuole il benessere per sé, ma la benedizione di Dio per molti.

Da Anna sarebbe nato Samuele, il figlio che sarebbe diventato profeta. A ben vedere, Samuele è solo uno dei tanti figli usati da Dio per parlare di sé ad un mondo confuso e ribelle. Da Eva sarebbe nata il figlio che avrebbe schiacciato il capo del serpente. Da Sara e Abramo sarebbe nato il figlio che avrebbe ereditato le promesse. Da Aronne sarebbe nato il figlio che avrebbe esercitato il sacerdozio. Da Bet-Sheba e Davide sarebbe nato il figlio che avrebbe regnato con giustizia. Samuele è uno di questi figli che anticipano la venuta del Figlio per eccellenza: il Figlio di Dio fattosi uomo, nato da Maria: Gesù Cristo, il vero profeta, il vero re, il vero sacerdote. Lui è il figlio atteso che fa la differenza!

Il profeta Samuele anticipa e raffigura il vero profeta Gesù Cristo che sarebbe arrivato mille anni dopo. Anche Gesù, come Samuele, nacque per essere al servizio del Padre e darsi alla causa del suo popolo. Gesù diede la sua vita intera per la salvezza del popolo: morì sulla croce e risorse dai morti per il nostro futuro. Samuele poté solo parlare per conto di Dio, Gesù parlò e agì per Dio. Lui è il Figlio di Dio che toglie il peccato del mondo! Hai detto sì a Lui? Abbiamo tutti qui detto sì a Gesù Cristo, il Figlio atteso che è venuto a dire no a questo mondo ingiusto e ad aprire uno squarcio di salvezza e di futuro per chi crede in Lui?

“Cercasi profeti”: un popolo profetico verrà se diciamo “no” al peccato che ci opprime, se diciamo “sì” a Dio e alla sua volontà e se, credendo in Gesù Cristo, condivideremo ciò che abbiamo ricevuto.