Anatomia del dolore che ci dona guarigione - Luca 22,39-71

Predicatore: Leonardo De Chirico

“Uomo di dolore, familiare con la sofferenza” (Isaia 53,3). Così il profeta Isaia presenta il Servo del Signore, colui che Dio avrebbe mandato per salvare il popolo grazie al suo sacrificio. La sua vita sarebbe stata intrecciata alla sofferenza. Gesù è stato quel servo, il Figlio di Dio, e Lui è stato uomo di dolore, familiare con la sofferenza, in particolare negli ultimi giorni della sua vita. Questo capitolo del vangelo è l’inizio del tunnel infernale della sofferenza di Gesù, dove il dolore diventa critico e violento.

Nel leggere questo brano mi è venuto in mente un libretto di C.S. Lewis, Diario di un dolore (1961; Milano, Adelphi 2016) dove Lewis prova a dare la parola al dolore lancinante avvertito in seguito alla morte della moglie, descrivendolo nei suoi toni devastanti. Da Luca 22 in poi siamo in presenza del Diario del dolore di Gesù: la descrizione della sofferenza che Lui ha vissuto per la nostra salvezza. Sono consapevole che qui ci sono persone che hanno un proprio diario del dolore per quello che hanno vissuto o stanno vivendo. Io prego che possiamo ascoltare il Diario del dolore di Gesù e mettere il nostro Diario nel suo in modo che la sua consolazione e la sua guarigione ci abbraccino. 

Ci sono almeno quattro dolori che Gesù patisce qui. Sono diversi ed in sequenza, ma si intrecciano così fortemente da formare una sofferenza parossistica. Vediamoli insieme.

1. Il peso spirituale della rottura con Dio (vv. 39-46)
La prima sezione ci parla dell’agonia del Signore nel dialogo col Padre. Non è un dolore fisico, muscolare, organico. E’ un dolore spirituale, anche se è così intenso da generare gocce di sudore che appaiono come gocce di sangue (v.44). Questo dolore non si trova descritto nei trattati di medicina. Esso lo provano solo quelli che sentono il peso, la tragedia e il dramma del peccato in generale e del loro peccato in particolare. Questo dolore nasce dall’agonia della rottura della relazione con Dio e dal dover affrontare il giudizio di Dio causato dal peccato. Solo chi avverte il peso del peccato sa cosa sia questo dolore. Ovviamente Gesù non avrebbe pagato il suo peccato, ma il nostro. Lui si è fatto carico del nostro peccato e ha vissuto in modo drammaticamente pieno la sofferenza causata dal giusto giudizio di Dio in quanto nostro rappresentante e nostro sostituto. Senza questa sofferenza da parte di Gesù non ci sarebbe stata salvezza per nessuno.

Gli altri dolori sono comuni, questo no. Solo chi è passato attraverso la conversione a Cristo e la contrizione per il peccato sa qualcosa di questo dolore. E per diventare discepoli di Cristo bisogna passare da questo dolore, non vissuto con la stessa intensità con cui l’ha vissuto Gesù, ma della stessa qualità: bisogna sperimentare cosa significa essere lontano da Dio e sotto il giudizio d Dio. Se siamo anestetizzati al dolore per il nostro peccato, se il peccato non ci fa stare male, c’è qualcosa che non va. Sei come gli amici di Gesù che, invece di provare il dolore per il peccato, dormono e sono presi dalle stanchezze della vita e non capiscono cosa sta succedendo (v.45)?

2. Il tradimento delle persone care (vv. 47-62)
A questo dolore spirituale si somma il dolore del tradimento delle persone care. Prima Giuda (vv. 47-53), poi Pietro (vv. 54-62). Entrambi appartengono alla cerchia ristretta degli amici di Gesù. Giuda si è messo d’accordo per consegnare Gesù alle autorità religiose che lo vogliono uccidere. Pietro rinnega di conoscerlo per ben tre volte. Giuda e Pietro sono due casi specifici, ma anche gli altri amici lo abbandonano. Questo dolore non è fisico, ma è un dolore dell’anima: si attiva quando l’amore non è corrisposto, la lealtà viene tradita, la solidarietà va in frantumi.   

Il tradimento provoca dolore quando spezziamo i legami affettivi e fraterni e rompiamo senza ragione gli impegni presi gli uni con gli altri. Quando dolore genera il tradimento delle persone care, di coniugi, degli amici. Gesù non ha tradito, i suoi amici sì, causandogli la sofferenza del tradimento. Come Giuda, hai tradito qualcuno anche con l’ipocrisia di mantenere le forme esteriori dell’affetto come il bacio? Come Pietro, hai tradito Gesù quando ti sei trovato in una situazione scomoda?  

3. L’agonia della sofferenza fisica (vv. 63-65)
Come se non bastasse, al dolore spirituale del peccato e a quello morale del tradimento, si aggiunge anche il dolore fisico. La spirale del dolore diventa sempre più totalizzante. Qui Gesù viene percosso ripetutamente in varie parti del corpo. Alle botte si aggiungono gli scherni e le bestemmie. Quello che il peccato ha causato (malattie, dolori, malessere) Gesù l’ha vissuto pienamente. Come il tradimento di persone care, anche questo è un dolore diffusissimo e profondissimo. Ci sono ospedali e ambulatori dappertutto perché il dolore è ovunque. Forse oggi tu stai soffrendo di qualche malattia: Gesù l’ha vissuta pure.

4. L’affronto del mancato riconoscimento (vv. 66-71)
Infine, c’è un altro dolore a cui Gesù viene sottoposto. Ecco in cosa consiste. Quelli che avrebbero dovuto riconoscerlo in quanto esperti di Bibbia e capi religiosi, in realtà non capiscono niente di lui. Invece di accoglierlo, lo rinnegano. La venuta di Gesù era stata preparata e preannunciata dai profeti d’Israele, ma quando Lui è venuto i suoi non lo hanno riconosciuto come Figlio di Dio diventato uomo. Fanno domande ma non per capire: semmai per provare a metterlo in difficoltà e a respingerlo.

La durezza del nostro cuore è un motivo per cui il Signore è contristato. Gesù aveva già sospirato guardando la città di Gerusalemme: “quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto” (13,34). Questo è il dolore causato dall’incredulità, dalla freddezza, dal rigetto di Gesù come Messia, Figlio di Dio, Signore e Salvatore.

Ebbene, questi quattro dolori formano una miscela di sofferenza esplosiva che investe Gesù negli ultimi giorni di vita. Questo è il suo Diario del dolore sopportato a causa del nostro peccato e per la nostra guarigione. Gesù ha vissuto il dolore per identificarsi con il nostro dolore e per aprire una via di salvezza dal nostro dolore e dalla sua causa: il peccato. Lui è stato Colui che ha simpatizzato con noi nei nostri dolori, senza commettere peccato (Ebrei 4,15). E’ scritto che Gesù gridò dal dolore e pianse per il dolore (Ebrei 5,7). Fu un mix di dolore lancinante, terribile, devastante. Grazie al suo dolore si è aperta una porta di speranza per il nostro dolore: il Padre ha accettato il sacrificio del Figlio come sufficiente per il nostro peccato; i traditori come Pietro sono diventati ambasciatori dell’evangelo; la sofferenza fisica sarà guarita e ogni lacrima asciugata; infine, tutti piegheranno le loro ginocchia davanti a Gesù, anche coloro che lo hanno rigettato ieri o che oggi lo respingono.

Il tuo Diario del dolore può essere messo dentro quello di Gesù e, per grazia mediante la fede in Lui, trovare resilienza, pazienza, guarigione e salvezza. Gesù non ha sofferto invano: era per aprire una strada di vita a chi crede in Lui. Vuoi continuare a tenere il Diario per te soltanto o vuoi metterlo dentro quello di Gesù per essere liberato e sollevato?


Grazie a tutti coloro che sostengono la Chiesa Breccia di Roma con le loro offerte.