Art(e)vangelo: L'arte proibita per cercare la vera immagine di Dio - Esodo 20,4-6

Predicatore: Leonardo De Chirico

Due dita che si sfiorano. È una delle immagini iconiche della Cappella Sistina che raffigura la creazione di Adamo. Lì c’è Dio, con barba e fluenti capelli bianchi da una parte e Adamo dall’altra. Nella stessa Cappella c’è un’altra scena iconica: quella del Giudizio universale. Lì, al centro, c’è Gesù Cristo raffigurato mentre esegue il giudizio finale. All’inizio e alla fine della storia biblica, Dio è rappresentato da Michelangelo nell’atto di creare e giudicare. Siamo in una cappella dove si svolgono atti di culto e funzioni religiose. Ecco solo due tra le migliaia di raffigurazioni più note di Dio. Per milioni di persone la loro immagine di Dio e il loro culto a Dio sono mediati da immagini, icone, figure che danno tratti umani o sovrumani a Dio. Ad esempio, il funzionario dell’Agenzia delle entrate che è venuto qui nei nostri locali per il sopralluogo, dopo aver notato che in questa sala non c’erano immagini, ha scritto nella sua relazione: “questo non è un luogo di culto!” Evidentemente associava la presenza di immagini al culto! Com’è possibile tutto ciò? Cosa dice questo comandamento? Primo, dice un no alle immagini umane di Dio; secondo, implica che per trovare un’immagine di Dio basta guardare al prossimo e a sé stessi anche se l’immagine che troviamo è infranta; infine, apre a cercare e trovare l’immagine di Dio in Gesù Cristo.

1. No ad immagini umane di Dio
Come sempre per un testo biblico, è importante apprezzare dove è collocato, cosa viene prima e dopo. Questo è uno dei testi più conosciuti dell’intera Bibbia: il decalogo, le dieci parole che Dio dona al popolo d’Israele, già liberato dalla schiavitù e in cammino verso la terra promessa. E’ un documento pattizio, cioè contiene le regole per la vita del popolo con cui Dio ha fatto alleanza: il primo comandamento ricorda Dio è il solo Dio e vieta di avere altri dei. Il terzo comandamento esorta a rispettare il nome di Dio non abusandone. In mezzo a questi due, c’è il divieto di rappresentare Dio tramite immagini e sculture e di usare queste immagini per atti di culto, ad esempio prostrandovisi davanti. Non è un comandamento isolato, ma preceduto e seguito da ordini che regolano il rapporto con Dio, dicendoci come Dio vuole essere riconosciuto, amato, servito. Perché Dio vieta le immagini per il culto?

La ragione del divieto è detta al v.5: “Io, il Signore, sono un Dio geloso”. Cosa vuol dire? Vuol dire che Dio è Dio e non ce n’è un altro. C’è una linea che lo rende divinamente “altro” rispetto a tutto e a tutti. Lui è il Creatore, noi siamo creature. Lui è il Signore, noi siamo sottoposti. Lui è eterno, noi siamo nel tempo. Lui è dappertutto, noi siamo in un luogo soltanto. Lui sa tutto, noi sappiamo poco. Lui è Dio, noi siamo donne e uomini. Questa linea rossa di distinzione tra Lui e noi va rispettata e preservata. Lui è geloso di Chi lui è. Per questo vieta di essere rappresentato da noi e di usare le nostre immagini per adorarlo. 

Dio ha creato noi a sua immagine, ma noi non creiamo Dio a nostra immagine. Quello che vale nella direzione da Lui a noi, non vale da noi a Lui. Dio ha voluto così per chi è in alleanza con Lui. Se facciamo le nostre immagini di Lui siamo fuori dai termini dell’alleanza perché violiamo la sua gelosia e invadiamo il suo essere “altro” da noi. Se non capiamo la “gelosia” di Dio, o ne abbiamo una percezione puerile o negativa, non possiamo capire il divieto. Dio è Dio e ha il diritto di stabilire come vuole essere adorato: senza altri dèi accanto, senza abusi del suo nome, non con le immagini. Si può dire, allora, che molta arte religiosa, anche se opera di grandissimi artisti, anche se ammirata da milioni di persone, sia in realtà spiritualmente abusiva, dissacrante la gelosia di Dio, non curante dei limiti posti dal Signore al culto. L’arte è un grande dono di Dio, ma entro i limiti posti da Dio stesso. Altrimenti, diventa arte distorta, deviante, ribelle, idolatrica. Prima che per l’arte, il nostro primo impegno di vita è per Dio, il Dio dell’arte, il Dio geloso, il Dio che ci ha creato a sua immagine e che ci dice di voler essere adorato secondo la sua volontà, non la nostra! L’arte è un dono da ricevere, da godere, da vivere con responsabilità. Dio è il Donatore di tutto da servire con gioia e timore! 

2. Noi immagine infranta di Dio
Il riferimento all’immagine deve essere collegato all’immagine di Dio che noi portiamo in quanto creature sue. Nel racconto della creazione, è scritto che Dio creò Adamo ed Eva a sua immagine e somiglianza (Genesi 1,26). Se proprio cerchiamo un’immagine di Dio, non andiamo a cercarla negli artisti famosi o nelle opere più conosciute: basta guardare al prossimo accanto a te e anche a te stesso. Dio ci ha fatti a sua immagine e siamo il suo capolavoro: molto bello/buono. Che ci basti questa, senza voler creare un’altra immagine di Dio che vìola la sua gelosia. Non bisogna inventarne di nuove. C’è già un’immagine di Dio: noi. L’immagine che siamo non va adorata, non va divinizzata, non va abusata; va riconosciuta in tutti, apprezzata in tutti (nella nostra diversità), difesa per tutti (anche per quelli che sono meno prestanti, meno attrezzati).

L’immagine di Dio in noi non è in scala 1:1, né un’esatta riproduzione. Dio è Dio, noi non siamo Dio. In più con il peccato, l’immagine di Dio in noi è stata sfigurata. Noi abbiamo mutato la gloria di Dio in noi immagini corrotte (Romani 1,23). La nostra è un’immagine rotta, sbiadita, scolorita, infranta. Peccando abbiamo abbruttito l’immagine di Dio in noi e l’abbiamo deformata. L’immagine di Dio in noi è quasi irriconoscibile. Eravamo un’immagine bella, ma oggi siamo un’immagine sfiorita. Siamo un’opera d’arte sfregiata, sporcata, rovinata. Per questo c’era bisogno di Qualcuno che portasse l’immagine di Dio in modo nuovo e glorioso.  

3. Cristo immagine gloriosa di Dio
Ecco che allora questo testo ci invita ad alzare lo sguardo. Dio vieta di fare immagini di sé per il culto, ma prepara la strada a chi sarebbe stato l’immagine gloriosa, completa, compiuta di Dio. Di Gesù è detto che è “l’immagine del Dio invisibile” (Colossesi 1,15), “lo splendore della sua gloria, l’impronta della sua essenza” (Ebrei 1,3). Gesù Cristo è l’immagine di Dio da adorare. Dio da Dio, Luce da Luce, Gesù rivela il Padre. Ha la stessa natura del Padre. Chi ha visto Lui, ha visto il Padre. Lui e il Padre sono uno. Lui è la vita, la verità e la vita. Come possono le nostre immagini, anche le più artisticamente raffinate, servire al culto di Dio? Solo Dio Figlio, immagine gloriosa di Dio, è l’immagine vera grazie a cui possiamo conoscere Dio e adorarlo. Per coloro che credono, Gesù è Colui che, con la sua morte e resurrezione, ha restaurato la nostra immagine infranta dal peccato.

Gesù è la Parola di Dio fatta carne. Lui ci ha lasciato la sua Parola scritta, la Bibbia. E’ da questa Parola che dobbiamo farci riformare. E’ questa Parola che deve orientare l’arte, ricordandole la sua alta vocazione di abitare la vita intera, ma anche i suoi limiti da non attraversare. Il divieto delle immagini di Dio per l’adorazione deve aprirci a cercare la vera immagine nella persona di Gesù Cristo. Dio Padre chiede di essere adorato grazie a Gesù Cristo, nel nome di Gesù Cristo, nella potenza dello Spirito Santo. Lo adori così?


Grazie a tutti coloro che sostengono la Chiesa Breccia di Roma con le loro offerte.